Potrebbe passare alla storia come la “Penelope” del ministero dell’Istruzione nella speranza che stavolta alle nozze con i sindacati ci si arrivi: Valeria Fedeli, 67 anni, neo ministro dell’Istruzione università e ricerca, fino a ieri vicepresidente del Senato, ha un passato da sindacalista della Cgil. Il suo biglietto da visita è il suo sito: “Sono una sindacalista pragmatica. Sono femminista riformista e di sinistra”. Dove non è riuscita Stefania Giannini potrebbe arrivare lei, la lady rossa che dagli anni settanta ha la tessera del sindacato in borsa.
Di scuola, ammettono anche nel Partito Democratico da dove proviene, ne sa poco ma è una chiara garanzia nei rapporti con quel mondo che finora era stato snobbato dalla Giannini.
Ed è bastato il nome della Fedeli per suscitare qualche sorriso da parte del sindacato: “Sicuramente sul piano delle relazioni cambierà qualcosa. Non ci sarà più l’ostilità preconcetta che c’era fino ad oggi”, ha commentato un ex dirigente dei vertici della Flc Cgil.
La nuova inquilina di viale Trastevere, dall’altro canto lo conosce bene quel mondo: nata a Treviglio ha iniziato la sua attività sindacale a Milano per trasferirsi dieci anni dopo nella capitale per assumere incarichi di segreteria prima nel settore pubblico e poi nel tessile, settore che ha guidato dal 2001 al 2012 prima di candidarsi nelle liste del Partito Democratico. Chi ha lavorato con lei la definisce “scaltra” e ricorda che prima di passare al “renzismo” in epoche lontane ha lavorato al quotidiano “Il Manifesto”.
I primi segnali di fumo non a caso arrivano dalla Cisl attraverso la segretaria Lena Gissi: “Siamo certi che la sua intelligenza e la sua sensibilità possano contribuire, dopo una lunga stagione di disagio e tensione, a ristabilire un clima di serenità nel mondo della scuola che attende anche, attraverso il rinnovo del contratto di vedere più giustamente riconosciuto il valore del lavoro di tutto il personale che vi opera”. Sul tavolo del Miur senza dubbio il primo faldone che dovrà aprire la neo ministro sarà quello della mobilità e del contratto lasciato in sospeso ad hoc dalla Giannini.
Resta la preoccupazione degli insegnanti che si aspettavano la nomina del maestro Marco Rossi Doria, tra i nomi più quotati fino a qualche ora prima della salita al colle del premier Gentiloni.
Nessuno lo urla ma tra i corridoi del ministero e del “Transatlantico” sono in molti a confidare la preoccupazione per un ministro che non si è mai occupato di pagelle e voti : “Dall’altro canto – scherza un deputato del Pd – quando mai un ministro dell’Istruzione ne ha saputo di scuola?”. Una cosa è certa: anche la sponda nemica la definisce una seria, capace di fare squadra, sensibile ai temi legati alle donne. “Finalmente – sorride una deputata di Forza Italia – usciranno le linee guida sull’educazione di genere”.
Ora si apre la partita dei sottosegretari: Davide Faraone, renziano doc, non dovrebbe avere alcun problema. Qualche mal di pancia l’ha invece Gabriele Toccafondi del Nuovo Centrodestra.